L’incremento nazionale dei casi in data 8 settembre è +0,49% (ieri +0,39%) con 280.153 contagiati totali, 210.801 dimissioni/guarigioni (+563) e 35.553 deceduti (+10); 33.789 infezioni in corso (+796). Elaborati 92.403 tamponi (ieri 52.553) con 1.370 positivi; rapporto positivi/tamponi 1,48% (ieri 2,10%). Attualmente ricoverati con sintomi 1.760 (+41); terapie intensive +1 (143).
Nuovi casi soprattutto in: Lombardia 271; Campania 249; Puglia 143; Lazio 129; Veneto 105; Emilia Romagna 94; Sicilia 84; Liguria 64; Toscana 59; Sardegna 51; Piemonte 42. In Lombardia curva +0,26% (ieri +0,10%) con 20.781 tamponi (ieri 9.335) e 271 positivi; rapporto positivi/tamponi 1,30% (ieri 1,16%); 102.085 contagiati totali; ricoverati +6 (248); terapie intensive +1 (27); 2 decessi (16.888).
Nelle ultime due settimane di rilevazione dell’Istituto superiore di Sanità (periodo 17-30 agosto) le infezioni si sono concentrate in particolare nella fascia di età tra i 19 e i 50 anni (64,6%). Come abbiamo sottolineato in passato una fascia così ampia impedisce di avere indicazioni precise sulla reale diffusione dell’infezione nelle diverse categorie di età della popolazione, che sappiamo tuttavia essere concentrata in questa fase sui più giovani: l’età mediana dell’ultima settimana di agosto è di 32 anni, in risalita dai 29 della precedente.
Sempre nel periodo 17-30 agosto la distribuzione per età dei nuovi casi di Covid-19 vede il 16,6% nella fascia 51-70 anni, il 12,8% in quella 0-18 e il 6% in quella sopra i 70 anni. Proprio questa bassa diffusione tra gli over 70 spiega come il numero di ricoveri e di terapie intensive, pur in continuo rialzo, resti per ora contenuto senza esprimere una particolare pressione sul sistema sanitario. Tutti i valori per fascia di età si sono modificati rispetto alla rilevazione precedente (periodo 10-23 agosto): in rialzo la percentuale della fascia di età 19-50 (da 64% all’attuale 64,6%) e quella 51-70 (da 15,7% a 16,6%), mentre calano quelle sotto i 19 anni (da 13,8% a 12,8%) e sopra i 70 (da 6,4% a 6%).
Da inizio epidemia l’età mediana resta comunque ancora elevata (59 anni) per effetto dei molti casi rilevati nel primo periodo dell’anno: la leggera discesa di questo valore nelle ultime settimane (era sopra i 60 anni) dipende dalla ripresa delle infezioni con numeri più sostenuti tra le fasce più giovani (sotto i 50) della popolazione generale. Per quanto riguarda la suddivisione per sesso resta, da inizio epidemia, una leggera prevalenza (53%) di pazienti di sesso femminile: tuttavia nella prima fase dell’infezione, esattamente come in quella attuale, si nota una leggera prevalenza (poco oltre il 50%) di casi relativi a pazienti di sesso maschile.